La storia della Fiat 500 Topolino

Nata per volere di Benito Mussolini, la Fiat 500 Topolino è stata la vettura più piccola mai costruita al momento del lancio. Con una velocità massima di 85 km/h e un consumo di 6 litri per 100 chilometri, la piccola Fiat ha motorizzato l’Italia.

Fiat Topolino: le origini e il contesto storico

Siamo nel 1933. Giovanni Agnelli, nonno del nostro Avvocato Agnelli, si ritrova con la necessità di motorizzare il popolo italiano, su richiesta di Benito Mussolini. L’obiettivo era quello di far nascere una vettura pratica ed economica. Inoltre il suo costo non avrebbe dovuto superare la cifra di 5000 Lire. A Torino le due scuole di pensiero riguardo il nuovo modello vedevano contrapposti rispettivamente gli ingegneri Lardone e Giacosa. Fu quest’ultimo a spuntarla, dopo un colloquio col senatore Agnelli. La richiesta era semplice quanto ardita. Realizzare un’automobile dalle ridotte dimensioni, dal basso costo sia d’acquisto che di esercizio, e tecnicamente al passo coi tempi. Giacosa raccolse la sfida, e iniziò a progettare l’autotelaio con l’obiettivo di superare la concorrenza europea.

 

Una grande sfida

Grazie al suo lavoro l’Italia avrebbe avuto finalmente accesso alla mobilità di massa. Una responsabilità non da poco, a cui il giovane progettista romano fece subito fronte rinchiuso nel suo ufficio sito all’ultimo piano del Lingotto. L’impegno di Giacosa è notevole, soprattutto perché la nuova vettura avrebbe dovuto rispondere a elevati standard qualitativi e di comfort. Inoltre avrebbe dovuto offrire prestazioni superiori a quelle già espresse dalla diretta concorrenza sul mercato. Il tutto, facendo estrema attenzione a costi di progettazione e produzione.

Fiat Topolino, la tecnica

Il primo grattacapo che gli uomini dell’Ufficio Motori Avio dovettero risolvere riguardava l’unità propulsiva da montare sulla nuova vettura. La scelta della cubatura (fissata poi in 569 cm3) si rivelò un problema non da poco. Infatti nei piani di produzione si sarebbero dovuti raggiungere i venti cavalli di potenza, ma senza oltrepassare il limite dei sei cavalli fiscali. Per garantire al nuovo propulsore, prestazioni, affidabilità, economicità di servizio e di progettazione, il team diretto da Giocosa stabilì che la soglia massima di rotazione non avrebbe dovuto superare i 4000 giri al minuto. Una soluzione tecnica che ben sposava l’architettura a 4 cilindri in linea del motore che avrebbe poi equipaggiato la Topolino.

Ulteriori accorgimenti

L’alesaggio era di 52 millimetri, con una corsa pari a 67 millimetri, con distribuzione a valvole laterali. L’architettura del telaio è progettata per poter alloggiare il motore in posizione anteriore, oltre l’asse delle ruote sterzanti, con la trazione sulle ruote posteriori, seguendo quello che era lo standard dell’epoca. L’idea originaria di Giacosa infatti prevedeva la trazione anteriore per la Topolino, idea che fu troncata sul nascere dalla ferma opposizione di Agnelli. Solo pochi anni prima infatti, lo stesso Senatore era stato sfortunato protagonista di un’incidente d’auto. Non un’auto qualunque, ma il primo prototipo sperimentale di vettura a trazione anteriore che Fiat stava sviluppando.

I primi cambiamenti

Al progetto di tale vettura prese parte anche l’Ingegner Lardone, poi licenziato, episodio che fugò ogni residuo dubbio di Giacosa in tema trazione anteriore… Il progettista tornò così ai calcoli, stabilendo in 250 Kg il peso massimo del telaio. La scocca invece non avrebbe dovuto superare i 200 Kg, così che la Topolino non avrebbe dovuto pesare più di 450 Kg. La vettura doveva essere compatta, con i sedili posteriori in grado di alloggiare bagagli per due persone o una coppia di bambini, mentre le linee esterne dovevano esprimere semplicità e modernità.
Dettami stilistici che portarono Giacosa a montare il motore a sbalzo oltre l’asse delle ruote anteriori. Peraltro visti gli spazi a disposizione così risicati, l’unico posto disponibile per alloggiare il radiatore risultò essere dietro il motore stesso.

La Fiat 500 Topolino entra in produzione

Nell’ottobre del 1934 la nuova Fiat viene testata sulle strade piemontesi da un gruppo di collaudatori affiancati dallo stesso Giacosa. Durante i collaudi, numerosi problemi portarono a ritardi nella produzione, fino al 15 giugno del 1936, data in cui la prima Topolino venne presentata ufficialmente alla stampa e al cospetto dello stesso Mussolini. Il prezzo al momento del lancio era di 8900 lire, ben più di quanto previsto dal Duce stesso, e corrispondeva all’incirca al salario annuo di un operaio FIAT. A fine anno vede la luce una versione furgonata, con portata massima di 300 Kg, modificata due anni più tardi a causa di alcuni cedimenti strutturali dovuti agli eccessivi sbalzi tra attacco delle balestre e chassis. Nasce nel 1938 la versione a balestra lunga, con telaio allungato che avrebbe fatto da base sia per la berlina che per la furgonata, destinata all’esercito.

L’epilogo di una grande storia

La produzione della Topolino si arresta con la guerra, per riprendere nel 1946, anno in cui viene presentata una nuova versione della piccola torinese, denominata 500 B.
Poche le modifiche esterne, mentre nuovi allestimenti interni e soprattutto una nuova testata con distribuzione a valvole in testa portarono la vettura a un rinnovato successo commerciale, complici anche le maggiori prestazioni.
Nello stesso anno è presentata anche la Giardiniera Belvedere, variante che oggi definiremmo Station Wagon della Topolino, mentre nella primavera del 1949 vide la luce la terza e ultima versione, la 500 C.
Linee più moderne, ruota di scorta non più a vista ma alloggiata in un’apposita nicchia, dotazioni di comfort superiori (come l’impianto di riscaldamento, assente in tutte le altre auto pari segmento) rappresentano il punto di maturazione definitivo della Topolino, che si vide soppiantare dalla 600 prima, e dalla 500 poi, per terminare la sua carriera nel 1957 quando dagli stabilimenti di Torino uscì l’ultima Giardiniera.
Nella sua lunga carriera, la Topolino è venduta in più di mezzo milione di esemplari.

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