L’auto del Mistero: il Maggiolino di Dylan Dog

La classica Volkswagen Typ 1 bianca targata DYD 666, la storia di un mito!

Abituati a vederlo sfrecciare tra le vie di Londra guidata dall’instancabile indagatore dell’incubo Dylan Dog, il Maggiolino è diventato nel tempo un vero e proprio simbolo di libertà, viaggi e fantasia. Ad oggi, ormai non più in produzione, ricopre ancora un ruolo di riguardo nel nostro immaginario, diventando una tra le più conosciute auto d’epoca al mondo.

Nata nel 1938 dal genio di Porsche per volere di Hitler, il Maggiolino della Volkswagen è stata una delle auto più commercializzate di tutti i tempi, con oltre 21 milioni e mezzo esemplari venduti dalla sua invenzione. Concepita come la prima auto di massa, era l’unico modello in grado di ospitare fino a cinque passeggeri, superando il limite dei 100 km/h, mantenendo un prezzo abbordabile ed entrando a far parte della vita di molte famiglie. Nel 2003 la produzione viene ufficialmente sospesa, dopo oltre 65 anni di attività ininterrotta, consacrando l’auto al mito.

Dylan Dog ed il Maggiolino, un amore lungo trent’anni!

Nel famoso fumetto horror noir all’italiana a cura di Tiziano Sclavi, il Maggiolino bianco accompagna Dylan Dog in ogni sua trasferta. Diventa spesso protagonista delle sue avventure, come nell’albo La macchina che non voleva morire, in cui il Maggiolino avrebbe dovuto essere ormai rottamato, non superando la classica revisione. Dylan, di fronte a questo dilemma decide di venderla ad un commerciante, per la cifra simbolica di una sterlina, ma come buona prassi nelle storie dylaniate, la macchina proprio non ci sta ad essere venduta. Così si anima e prende vita propria, tornando ogni notte al numero 7 di Craven Road per ritrovare Dylan, incapace di liberarsene.

La prima volta con il Maggiolino per Dylan? Storia vuole che il primo incontro tra Dylan e la sua auto avvenne quasi – e sottolineiamo quasi – per caso! L’autore, infatti, inserisce il personaggio dell’auto (che possiamo definire come tale per via delle numerose strisce dedicate ad essa, come il sopracitato albo 384) come pagamento al Detective del Mistero per aver risolto il suo primo caso, ai confini della realtà! Da quel momento, il Maggiolino decappottabile sarà presenza fissa nelle avventure del detective, sfrecciando tra il grigiore londinese.

Ma perché Tiziano Sclavi ha scelto proprio il Maggiolino Typ 1 per Dylan?

Per capirlo bisogna tornare indietro fino agli anni Settanta. È il periodo in cui questo modello di auto conosce il massimo splendore, rimanendo impresso nella memoria di un’intera generazione di cui Sclavi fa parte (nasce nel 1953). In quel momento storico il Maggiolino rappresentava il simbolo del movimento di contestazione giovanile, diventando icona del suo tempo. Il successo di questo modello d’auto è dovuto principalmente alla grossa novità che rappresentava sul mercato italiano, non solo dal punto di vista prettamente simbolico, ma soprattutto per la novità del suo design.

Le classiche forme tondeggianti, infatti, vennero riprese da Porsche ricalcando un’idea di Le Corbusier. Creare ovvero un veicolo che ricordasse, grazie alle sue forme, una doccia d’acqua, semplice, lineare ma aerodinamica. Tiziano Sclavi non sfuggi al fascino di questa vettura innovativa e rappresentante del progresso anche politico in atto a quel tempo. Il Maggiolino, infatti, simboleggiava la ricerca di nuovi valori per la generazione degli anni Settanta. Primo tra tutti la ricerca della libertà di espressione che – oltre ad essere trasmessa da radio, libri e musica – era incarnata dalla natura versatile e personalizzabile di quest’auto unica nel suo genere.

È facile intuire, quindi, come un’auto nata per il popolo, finì per rappresentare un’intera generazione di giovani, i cui nuovi valori e la ricerca incessante di libertà di espressione venivano simboleggiati, appunto, dal Maggiolino. Sono gli stessi valori che possiamo rintracciare nell’eclettico personaggio di Dylan, diventato nel tempo il fumetto più venduto ed apprezzato in Italia, rendendo il Maggiolino un’auto che, come recita una famosa pubblicità, “A forza di essere démodé, è finita per essere alla moda”, suscitando, anche oggi, l’interesse di moltissimi appassionati d’auto d’epoca.

 

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