I carrozzieri che hanno fatto la storia: Zagato

Ugo Zagato, immigrato dalla provincia di Rovigo, apre a Milano in viale Brianza la sua Carrozzeria nel 1919, dopo un proficuo periodo di esperienza presso aziende impegnate nella fornitura di materiale aeronautico di impiego bellico. Periodo durante il quale Zagato ha modo di fare amicizia con molti aviatori che, nel tempo libero, sono tra i primi appassionati e facoltosi automobilisti, alcuni di loro con importanti entrature tra i dirigenti delle più importanti Case costruttrici nazionali.

Gli inizi

Di conseguenza, Zagato poté iniziare la sua attività con uno dei telai più ambiti del tempo, l’Alfa Romeo RL, sul quale produsse carrozzerie di qualità, ma non ancora caratterizzate dall’estro innovativo che sarà la sua caratteristica saliente negli anni a venire.
Ciò non gli impedì di essere comunque un precursore visto che, già a metà degli anni venti, fu in grado di offrire carrozzerie interamente metalliche, metodo costruttivo che la Fiat, per esempio, inaugurò sulla Balilla quattro marce circa dieci anni dopo.

Le prime vittorie

Negli anni trenta, con l’eccezione di alcune Fiat, si può dire che Zagato lavorò esclusivamente per l’Alfa Romeo per la quale realizzò sportivissime carrozzerie sia sul telaio 1500 sia sul 1750 6C che vinsero molte gare, tra le quali le Mille Miglia del 1928 e 29: risultati che portarono molto lustro alla Zagato che si trovò così a carrozzare un sempre maggior numero di auto da corsa sui più competitivi telai nelle proprie classi.
Alla partenza della Mille Miglia del 1938, ben 38 vetture delle classi di cilindrata 750 cc (telai Fiat 500) e 1100 cc (telai Fiat 508C) erano carrozzate Zagato. A queste occorrerà presto aggiungere le realizzazioni su Lancia Aprilia 1350 prima e 1500 poi.

Gli anni del dopoguerra

Nel secondo dopoguerra, Elio Zagato affianca il padre al vertice dell’azienda e comincia a correre e vincere contribuendo in tal modo alla sua rinomanza. Del 1946 è il progetto ‘Panoramica’, disegnato dal neo assunto consulente Fabio Luigi Rapi, che sarà declinato in dimensioni variabilissime su telai spazianti dal Fiat 500 al Ferrari 166 passando per il Fiat 1100 e l’ MG YB.
Un periodo, questo, in cui il legame con l’Alfa Romeo si era allentato, ma mai rotto del tutto, tanto che alla Zagato venne affidata la costruzione della monoposto Alfetta 159, l’evoluzione della 158 che aveva vinto il primo titolo mondiale F1 nel 1950. Nel 1952, poi, le prime realizzazione di Zagato sulla 1900 Sprint furono quelle su cui debuttarono le leggendarie due gobbe sul tetto.

Gli anni della produzione in serie

Dopo l’entrata in azienda anche del secondo figlio di Ugo, l’ingegner Gianni, nel 1960 il colpo di genio: l’assunzione del giovane designer Ercole Spada, colui che firmerà tutte le affascinanti carrozzerie degli anni d’oro della Zagato. Quelli che imposero, dopo una girandola incredibile di sedi diverse, la costruzione dello stabilimento ‘definitivo’ a Terrazzano di Rho (MI) nel 1962.
Da dove uscirono modelli entrati nella leggenda per le vittorie sportive come l’Aston Martin DB4 GTZ, le Alfa Romeo Giulietta SZ, Giulia TZ e TZ2. Ed anche i più famosi perché costruiti in serie, tra i quali ricordiamo le Lancia Appia, Flaminia, Flavia e Fulvia, le Abarth 1000 e 1300, la Osca 1600 GTZ e l’Alfa Romeo Junior Z.

Una Lamborghini rimasta prototipo

Ma vi è stato anche spazio per un’eccezione che non si può trascurare, ovvero la realizzazione, a metà anni sessanta, di un prototipo Lamborghini 3500 GTZ pronto per la produzione e che non si concretizzò per problemi a lei certamente estranei. Si trattava di una versione migliorata in tutto della già ottima Touring in commercio. Affermazione questa, fatta da uno che le conosceva bene e che la adoperò a lungo, l’ingegner Paolo Stanzani, in quegli anni alle prese con il progetto della Miura.

Gli anni ’70

Producendo i modelli prima descritti si giunge così agli anni settanta, quando gli spazi vitali per i Carrozzieri si restringono a causa della tendenza delle Case ad occupare direttamente tutte le nicchie di mercato. In un primo momento la Zagato reagisce accettando di assemblare modelli disegnati da altri, come le Lancia Beta e le Maserati Biturbo Spider, accanto alle sue ultime realizzazioni: le Alfa Romeo SZ ed RZ del 1989 – 93 e le venticinque Lancia Hyena del 1992 – 93 disegnate da Marco Pedracini su base Delta HF Integrale.

La Divisione Stile

Dopo di ché si decise di chiudere con la produzione e mantenere solamente la Divisione Stile, gestita da Andrea Zagato (il figlio di Elio); contando sul talento del Pedracini affiancato dal nipponico Norihiko Harada, il migliore tra gli allievi di Ercole Spada. Tale struttura, una vera e propria eccellenza italiana, continua ancora oggi a proporre vetture dal fascino totalmente in linea con la tradizione di Casa; a volte in esemplare unico, altre volte in piccole o piccolissime serie. Sono infatti superbe interpretazioni di Alfa Romeo, Aston Martin, Bentley, Diatto, Ferrari, Lamborghini, Porsche (in ordine alfabetico) che mantengono nutrita la fila degli appassionati alla porta, in attesa della loro auto, uguale a nessun’altra e realizzata secondo i propri sogni.

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